Analisi dell'efficacia di pedalata...
Numerosi sono gli aspetti biomeccanici che influiscono sulla resa prestazionale, tra cui l'efficienza (in termini di resa) meccanica. Uno studio pubblicato nel 2012 sulla rivista International Journal Sports Physiology Performance ha analizzato le possibili migliorie in termini di efficacia della pedalata a seguito di allenamenti di forza a secco in combinazione ad altri di resistenza (volume). La ricerca ha analizzato come parametro principale la fase di trazione della pedivella dal punto morto inferiore a quello superiore (da 180° a 360° ore 6 e ore 12 di un quadrante di orologio), studiando i possibili benefici in termini di efficienza della pedalata (dato dal confronto dei due parametri di spinta del pedale e di trazione dello stesso). Un'evidenza ha verificato l'effetto dei training E+S (Endurance + Strenght) per capire i possibili vantaggi sul gruppo muscolare flessore dell'anca, in particolare durante la maggiore attivazione degli stessi, ovvero durante la trazione della pedivella, ipotizzando che un maggior trofismo di questi muscoli allenati a secco possano aiutare la stessa. La letteratura presente va a sostenere questa ipotesi, in quanto statistiche affermano che i ciclisti durante le competizioni impiegano l'80% della capacità aerobica nella fase di trazione della pedivella, andando quindi a rendere meno efficace la successiva di spinta a causa di un maggiore impegno muscolare del gruppo degli estensori (da 0° a 180° - Hansen et al., 2012; Vikmoen et al., 2015). Il protocollo dello studio preso in analisi prevedeva test su 20 ciclisti agonisti nazionali; i partecipanti hanno sostenuto allenamenti combinati E+S per 12 settimane effettuando 2 sedute a settimana di forza aggiungendo lavori di resistenza effettuati in bicicletta.
Il protocollo di forza era finemente specifico per i ciclisti; tutti gli esercizi di forza sono stati svolti a secco utilizzando una leg press ed eseguendo proposte in modalità di mezzo squat con sovraccarichi. Il gesto tecnico è stato finemente adattato alla pedalata: infatti, la massima flessione-estensione dell'articolazione del ginocchio era compresa tra i valori di 90°, badando bene a non raggiungere la completa estensione dell'arto. Inoltre, è stata utilizzata la modalità single legin modo da caricare un arto per volta, tutto ciò per rendere l'esercizio specifico. I carichi hanno seguito un modello periodizzato incrementale, utilizzando per le prime 3 settimane un carico del 75% del massimale (inteso come 10RM). Successivamente alla quarta e quinta settimana il carico è stato incrementato all'85% (6RM), poi dalla 6°alla 9° settimana, è stato proposto alterando tra le due sessioni l'87% e l'80% del carico (8RM-5RM). Nelle seguenti 3 settimane si sono alternati i carichi tra le due sessioni del 90% e dell'85% (6RM-4RM). Ogni ripetizione ha rispettato il carico espresso in RM (8RM = 8 ripetizioni per arto). Sono stati valutati alla fine della sperimentazione gli eventi relativi ai momento di forza in fase di spinta (Tpos) e quello di forza in fase di trazione (Tneg). Analizzando lo studio, si nota come la coppia di fase di spinta (Tpos) sia incrementata nel gruppo E+S di 2 Nm. Pur essendo un valore molto esile (implemento del 3%), esso può comunque attestare la veridicità della metodica. Basso è anche il decremento riscontrato nella fase di trazione (Tneg), che si discosta di una sola unità. È da notare, inoltre, che la totalità dei dati sono frutto di misurazioni di coppia medie durante tutto l'arco dei test. In sostanza, lo studio ha dimostrato come un protocollo di allenamento E+S (Endurance + Strenght) determini un implemento dell'efficacia della pedalata, rappresentata dalla differenza tra la coppia positiva di spinta e la coppia negativa di trazione della pedivella. Le ipotesi di tale incremento possono ricondurre a un maggiore trofismo dei muscoli flessori della coscia ileopsoas e retto femorale. Questi vengono stimolati in maggior modo durante la leg press rispetto al gesto di pedalata, il che potrebbe giustificare questa miglioria. Tuttavia, studiando il profilo sperimentale non si sono riscontrate aumenti della CSA a favore di questo gruppo muscolare, il che rende la valutazione poco obiettiva. La migliore efficienza potrebbe essere causata da un maggiore reclutamento delle unità motorie a seguito di allenamento massimale a secco. Un'attivazione superiore dell'ileopsoas e del retto femorale contribuirebbe a livello biomeccanico a una maggiore trazione del pedale su cui grava il peso dell'arto, e quindi favorirebbe la fase di spinta dell'arto controlaterale. La ricerca ha anche mostrato piccole variazioni di RPM pre- e post-training (da 93RPM, a 95 RPM medi durante il test), il che giustifica una maggiore potenza a favore degli arti; tuttavia, una crescita così ridotta non è statisticamente significativa ai fini dimostrativi. In conclusione, lo studio analizzato dimostra che lavori a secco effettuati con una modalità specifica per il ciclismo migliorano a livello neuromuscolare l'attivazione del gruppo flessorio, ampliando l'efficienza di pedalata implementando l'espressione di watta parità di prestazione eseguita.